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La Vecchia Zelanda. Quella delle tradizioni, dei culti antichi, dei tatuaggi come strumento di comunicazione. Quella dei maori. Che nel nome attuale del Paese, Nuova Zelanda, non si riconoscono più. Con una petizione che ha già raggiunto 70 mila firme, gli aborigeni di stirpe polinesiana, entro il 2026, vorrebbero cambiarlo in Aotearoa «per identificare e ripristinare ufficialmente i nomi te reo maori originali in tutto il Paese».

I maori si sono insediati in Nuova Zelanda intorno al 900 d.C. Il nome significa «normale» in contrasto agli «invasori inglesi». Come per tutti i Paesi colonizzati, la denominazione ha svolto un ruolo importante nel rivendicare un'area di terra e fungendo da collegamento nostalgico con la patria d'origine. A volte i nomi venivano dati per un'errata geografia, come nel caso di Abel Tasman, che avvistò per la prima volta le coste neozelandesi e chiamò la terra Staten Land, perché credeva fosse collegata a Isla de los Estados, l'Argentina moderna.

Qualche tempo dopo un cartografo della compagnia olandese delle Indie orientali ha conferito il nome Nieuw Zeeland alla provincia costiera della Zelanda, nei Paesi Bassi. Da quel momento in poi gli olandesi ebbero ben poco a che fare col Paese. E quando James Cook arrivò in Oceania, nel 1769, anglicizzò il nome in New Zealand. E Aotearoa da dove viene? Secondo un gruppo di accademici dell'università di Waikato, il nome è comunemente tradotto in lunga nuvola bianca o lungo mondo luminoso.

Debbie Ngarewa-Packer, uno dei promotori della petizione, ha spiegato che le persone hanno fame di cambiamento. La petizione è all'esame di un'apposita commissione. Tuttavia, se dovesse progredire ulteriormente, è probabile che finisca in un vicolo cieco, col partito nazionale e il partito di destra Act che vogliono mantenere l'attuale denominazione di Nuova Zelanda.

Il leader di National, Christopher Luxon, ha suggerito che la questione dovrebbe essere affrontata con un referendum, ma ha detto a One News che è improbabile che ci sia un ampio sostegno. «Non credo che ci sia molto interesse per questo», ha sottolineato.

Ngarewa-Packer sostiene che un referendum sia ingiusto nei confronti dei maori, perché rappresentano solo il 17% della popolazione, uno squilibrio causato dalla colonizzazione. Un cambio di nome non richiederebbe un enorme salto di immaginazione: è sempre più utilizzato da membri del pubblico, all'interno dei media, delle imprese e del governo, ed è presente sul passaporto della Nuova Zelanda.

Il primo ministro Jacinda Ardern ha dichiarato che usa entrambi i nomi, Nuova Zelanda e Aotearoa, in modo intercambiabile. E spera che il Paese segua l'esempio, senza però sostituire il nome. «Indipendentemente dal fatto che andrebbe cambiato per legge, i neozelandesi si riferiscono sempre più ad Aotearoa, e penso che sia una transizione che è stata accolta favorevolmente». Un sondaggio ha rivelato che il 31% dei neozelandesi sarebbe favorevole a una doppia denominazione: Aotearoa New Zealand. Secondo Ngarewa-Packer «non è una questione di se, ma quando». È convinto che entro quattro anni la Nuova Zelanda si chiamerà Aotearoa.

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