Milano | Calvairate – Cantiere Milano City Village di via Tacito 14: ottobre 2022 - Urbanfile Blog

2022-10-09 16:26:27 By : Ms. Gao Aria

Aggiornamento fotografico di ottobre 2022 dal cantiere di via Tacito, nel distretto di Calvairate. Ci troviamo nei pressi di via Tertulliano, tra le vie Tacito e Cadolini, dove sorgeva lo stabilimento dell’Ex-Plasmon e gli uffici Telecom. 

Si tratta del complesso residenziale del Milano City Village di via Tacito 14. Le nuove residenze (City Plaza e City Garden entrambi culminanti con una torre di 15 piani) stanno sorgendo su una vasta area di 13.600 mq, di cui circa 5.000 destinati al verde. Si tratta di un’iniziativa AbitareIn. 

Stefano Elli, Architetto Project Manager di AbitareIn, racconta che a livello planivolumetrico l’intervento di rigenerazione consiste in un “impianto a doppia corte aperta disegnato sui fili urbani delle preesistenze sia verso il fronte pubblico sia sul fronte privato interno all’isolato“.

La struttura è un esempio perfetto dell’abitare contemporaneo, rispettosa del contesto che la circonda, e dà vita ad un’alternanza di pieni e vuoti edilizi accompagnati da ampi spazi verdi. Questa scelta ha permesso un dialogo di continuità urbana, seguendo i principi dell’orientamento verso sud e verso il panorama milanese.

Si tratta di un intervento che permette di ricucire una ferita nel tessuto urbano, un’area che per anni è stata trascurata, curandola e donandole nuova vita. 

Le 166 unità immobiliari sono divise in due edifici disposti ad elle, City Plaza e City Garden, composti da due corpi di 7 piani e due di ben 14. Le ampie logge abitabili racchiudono una doppia funzione: da un lato si concretizza una certa continuità con lo spazio esterno, rendendo gli ambienti interni più luminosi e permettendo un maggior contatto con la natura; dall’altro si tende la mano alla socializzazione, favorita anche dagli spazi comuni. 

Come commenta Ga&Partners, la facciata è un elemento di grande effetto a livello ambientale “una doppia orditura di setti verticali e orizzontali caratterizzano tutti i prospetti del complesso che, grazie ad un forbito gioco compositivo e materico, appaiono leggeri e armonicamente articolati“.

I materiali di finitura riprendono le pietre naturali come il travertino e le texture scure, utilizzate per la finitura delle fasce marca piano, donano eleganza e profondità, caratterizzando l’intera composizione architettonica.

L’intervento risulta esclusivo sia per i futuri clienti sia per il quartiere in cui va ad inserirsi grazie alla sua spiccata personalità: i parapetti in vetro, i rivestimenti in grès effetto legno e alcune finiture degli spazi comuni che richiamano le tonalità del bronzo e dell’ottone.

“Alla quota strada gli ingressi e i locali comuni disegnano un diverso volume come basamento dell’edificio con ampi porticati permeabili alla vista e ai percorsi interni” spiega l’architetto Elli e “la particolare densità edilizia e la tipologia del modulo tipo con unico orientamento delle parti terrazzate produce una evidente problematica volumetrica degli edifici prima ancora che di disegno architettonico, che necessita di una importante interpretazione formale“. I diversi livelli di superfici che creano effetti di luce sono dati dallo sviluppo tridimensionale che caratterizza il disegno della facciata conferendole grande riconoscibilità. 

“La pelle di facciata viene organizzata su piani differenti. Per effetto dello studio del sistema loggiato, il prospetto esce da uno schema rigido diventando più dinamico nel disegno delle partiture verticali/strutturali e degli aggetti variabili dei terrazzi a sbalzo” continua a raccontare Stefano Elli.

Milano City Village risponde ai principi sia di modularità sia di flessibilità, presente nell’unione dei moduli tipo di diverso affaccio e nella possibilità di cambiare l’orientamento principale delle singole unità al piano. 

Loggiato e finestrato vengono “legate” dalla “soletta nastro” presente nel doppio ordine e trattata con colore e materiale diversi. In questo modo definisce gli ultimi piani dei corpi più bassi, unificando e rendendo riconoscibile l’intera struttura. 

L’intervento di rigenerazione urbana viene completato dalla centrale ed ampia piazza aperta, caratterizzata da zone a verde e di socializzazione per godere dell’aria aperta.

Come si vede, all’inizio di ottobre 2022 il cantiere inizia a mostrare le prime facciate rivolte a Est.

Il lato opposto, verso la città, sarà spacchettato tra qualche settimana e presenterà le ampie terrazze, risultando più “leggero”.

Milano City Village: Via Tacito, 14; progettista: arch. Stefano Bollani; progetto architettonico definitivo: ing. Guido Albertalli per BAEC Studio Associato; progetto strutturale: ing. Alfonso Corredor per Studio PP8.

Referenze fotografiche: Roberto Arsuffi, Duepiedisbagliati

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Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte. Nel 2008, insieme ad altri appassionati di architettura e temi urbani, fonda Urbanfile una sorta di archivio architettonico basato sul contributo del web e che in pochissimo tempo ha saputo ritagliarsi un certo interesse tra i media e le istituzioni. Con l’affermarsi dei Social Network, che richiedono sempre una maggiore velocità di aggiornamento, Urbanfile è stato affiancato da un blog che giornalmente segue la vita di Milano e di altre città italiane raccontandone pregi, difetti e aggiungendo di tanto in tanto alcuni spunti di proposta e riflessione.

È zebrato senza il fascino dell’animalier.

Era previsto o si tratta di una sorpresa? Si può rimediare?

Perché fare un fronte gradevole e un retro discutibile? Non fanno in tempo a correggere il tiro?

Non per fare i criticoni ma quei fascioni e balconi neri sono orribili, sembrano uno scherzo. Ma non potevano fare tutti i lati come si vede nel rendering? Più “leggero” appunto. Boh. Eppure gli edifici eleganti non sono così difficili da fare basta vedere quello angolo via Colletta via Lattanzio.

Io abito in via Tertulliano e francamente mi sembra abbiano posizionato dei parallepipedi scatolati e a scrisce in un contesto abitativo e urbano totalmente differente. L’articolo sembra un po’ un publiredazionale delle buone intenzioni

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