Stranger Things. Fuga dal Sottosopra - Orvietosì.it

2021-12-27 17:13:11 By : Mr. William Wen

di #LilliKnowsItBetter (alias Liliana Onori @cipensailcielo)

Tutto comincia nell’immaginaria città di Hawkins, in Indiana, nell’autunno del 1983. Un bambino di dodici anni, Will Byers, scompare misteriosamente dopo una serata passata con gli amici di sempre, Mike, Lucas e Dustin, a giocare a Dugeons&Dragons. Contemporaneamente, dal laboratorio della città, l’Hawkins National Laboratory, fugge una ragazzina, coi capelli rasati quasi a zero e il tatuaggio 011 sull’avambraccio sinistro, che dimostra subito una passione smodata per gli Eggo Waffles oltre a delle potenti capacità psicocinetiche e in grado, solo con la forza del pensiero di uccidere e scaraventare camion per aria. Per una fortunata casualità, la strada di Undici si interseca con quella degli amici di Will che, come la sua famiglia, non riescono a darsi pace per la sua scomparsa e si addentrano di notte nel bosco per cercarlo, sperando che si sia soltanto perso. I ragazzi inizieranno a prendersi cura di Undici, tenendola nascosta nel seminterrato della casa di Mike, col quale lei instaurerà da subito un legame fortissimo, il primo della sua vita. Una vita che Undici ha passato esclusivamente nel laboratorio sotto la supervisione del dottor Brenner che ha cercato di sviluppare al massimo le sue facoltà immergendola costantemente in una vasca di deprivazione sensoriale sprigionando così il potere della sua proiezione astrale che le consente di entrare in contatto con chiunque voglia. Durante uno di questi esperimenti, la piccola Undici accede involontariamente ad una dimensione parallela nella quale vive una creatura sconosciuta ma estremamente pericolosa. Undici apre così uno squarcio tra il mondo reale e questa dimensione attraverso il quale la creatura, denominata dai ragazzi Demogorgone, in riferimento proprio a uno dei mostri del gioco D&D, riesce ad entrare nel nostro mondo ed ucciderne gli abitanti. Will sarà uno dei primi a finire prigioniero del Sottosopra, una dimensione oscura da cui sembra impossibile fuggire. Solo l’amore di sua madre Joyce, il coraggio del burbero sceriffo Hopper, il legame coi suoi amici, il sacrificio di Undici e l’aiuto di tre comprimari, che acquisteranno sempre più rilevanza durante lo svolgersi delle strane vicende che si verificano a Hawkins, riusciranno a riportarlo a casa, distruggendo per sempre il Demogorgone.

O il Sottosopra, in realtà, è un luogo da cui non si esce mai del tutto? In fondo, come dice Nietzsche, quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso finisce per guardare dentro di te, quindi forse è vero che da certi luoghi non si può scappare.

Quello delle tre stagioni di Stranger Things è un viaggio di crescita, di scoperta e di amore a cui fanno da scenografia i favolosi anni ’80 e una colonna sonora pazzesca composta, tra i tanti, da brani dei Clash, dei Toto e, ovviamente, di Madonna, il tutto farcito da un accenno nemmeno troppo velato alla Guerra Fredda contro i compagni russi. Un viaggio che attraversa anche la cinematografia di quel decennio tanto che, una volta scesi dal Nostromo infestato dall’Alien di Ridley Scott, si arriva velocemente a bordo della DeLorean di Marty McFly fino ad Astoria, a fare compagnia ai Goonies, passando per le fogne della Derry di Pennywise e gli incubi fin troppi vividi di Freddy Krueger. Un viaggio di cui chi come me quegli anni li ha vissuti da vero nerd non può non apprezzarne ogni singolo fotogramma.

Quello che colpisce maggiormente di questa serie TV, oltre ai protagonisti che incarnano alla perfezione gli stereotipi tipici di quegli anni e di questo genere di storie, sono i messaggi che vengono lanciati e che arrivano forti, molto più forti dei poteri di Undici. Sono messaggi semplici eppure di una tale intensità da lasciare un segno dentro lo spettatore.

È come se Stranger Things aprisse una sorta di varco dentro chi lo guarda, un po’ come ha fatto Undici col Sottosopra, ma da quel varco entrano solo delle belle emozioni. In verità, non posso negare che ci siano momenti in cui si deve piangere (… e anche alla grande!), ma la sensazione che resta dentro dopo ogni titolo di coda è assolutamente di pace, in un certo senso. Anzi, credo che pace sia proprio la parola giusta. Stranger Things insegna, attraverso il legame che si crea tra i cinque ragazzini protagonisti, cosa è davvero l’amicizia e non ci sta un modo migliore per definirlo. Ma è, allo stesso tempo, anche più complicato di così…

L’amicizia è un legame che non ha eguali, è essere una famiglia anche senza i vincoli del sangue, è un amore incondizionato, è cieca fiducia. Undici si affida a Mike, un bambino che non sa nemmeno con chi ha a che fare ma che la tiene al sicuro, le dà un riparo e da mangiare, le spiega i significati delle parole che non conosce e le insegna la regola fondamentale dell’amicizia: Gli amici non si dicono mai le bugie. Undici impara questo, ma anche che gli amici si aiutano sempre e comunque, che per loro si arriva a rischiare anche la propria vita e che ci sono casi in cui alla domanda Se il tuo amico si butta di sotto, anche tu ti butti di sotto? si deve rispondere sì. Sì, per un amico lo si fa. Per un amico ci si butta anche da una scogliera talmente alta che l’impatto con l’acqua sarebbe mortale come con l’asfalto, si sfidano creature mitologiche, si ingoiano paura e terrore e si scende fino alla bocca dell’inferno per riportare a casa chi si è perso, affinché torni e sia al sicuro perché quando si vuole bene a qualcuno, lo si protegge a ogni costo, gli si fa scudo perfino col proprio corpo se è necessario. L’amicizia rende coraggiosi nonostante la paura, rende forti anche se non invulnerabili e, una volta superato un certo limite, rende decisamente e irrimediabilmente indivisibili.

Heroes. Eroi La canzone che più di tutte si abbina a questa serie tv, secondo me, è Heroes, di David Bowie perché, proprio come canta il Duca Bianco, tutti possiamo essere eroi, anche se solo per un giorno, possiamo farcela, possiamo salvare chi ne ha bisogno, anche se tutto farà in modo di tenerci separati da chi amiamo, anche se il male dovesse vincere alla fine e qualcuno non dovesse farcela, anche se non tutto è sempre giusto, anche se i tempi a volte non sono maturi, se il mondo si capovolge e il Sottosopra diventa l’unica realtà possibile, anche se soffriamo, se è difficile e fa male e le conseguenze sono disastrose, anche se niente è come dovrebbe o come vorremmo. Perché, nonostante tutto, alla fine qualcosa sopravvive sempre, qualcosa resiste. Il cuore resiste e l’amore resta e non c’è eroe migliore, secondo me, di chi resta accanto a qualcuno che ha paura.

Deadpool, lo strambo e irriverente supereroe della Marvel, dice che per capire certe cose bisogna avere il cuore nel posto giusto. Beh, Undici e la sua banda riescono a rimettere i cuori proprio lì dove dovrebbero stare e anche se quella di Stranger Things è la storia di un gruppo di bambini, non è pensata affatto solo per loro. Tutti dovrebbero conoscerla e, al di là della trama, imparare e ricordarsi quali sono le cose per cui vale davvero la pena rischiare perché, certe volte, anche senza farlo apposta, un po’ ce le scordiamo.

#LillyKnowsItBetter è la rubrica ideata e curata da Liliana Onori, l’autrice di Come il sole di Mezzanotte, Ci pensa il cielo e Ritornare a casa (ed. LibroSì). In collaborazione con LibroSì Lab, Liliana ci racconterà dal suo particolarissimo punto di vista di bibliotecaria e soprattutto di abile narratrice di storie, cosa ne pensa di libri, fiction, personaggi e molto altro. Seguila anche sul suo canale Instagram: @cipensailcielo

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